Articolo


B. E. A. M.   e' l'acronimo di   Biology Electronics Aesthetics and Mechanics


e rappresenta la voglia di molti hobbisti di diversi continenti, di simulare in modo semplice (ma non stupido) la vita animale con "insettini" che interagiscono in modo "istintivo" tra loro e con l'ambiente esterno. Non sono cioe' degli "intelligentoni" ma adottano lo schema stimolo-risposta tipico degli organismi unicellulari ed hanno un tropismo positivo o negativo a seconda degli stimoli che ricevono dall'ambiente esterno e/o dagli altri esserini come loro.

Essi hanno un nucleo centrale formato tipicamente da 2 o 4 "neuroni" interconnessi tra di loro e verso i motori che muovono le zampe, i flagelli o le ruote che gli permettono di muoversi nel loro ambiente. A questo nucleo sono interconnessi anche i sensori che gli permettono di interagire con il mondo esterno e quindi di dirigersi nelle quattro direzioni del piano evitando di rimanere in panne di fronte ad un ostacolo. Ogni neurone e' formato da una rete RC collegata all'ingresso di un Inverter e l'uscita di ogni neurone e' collegata all'ingresso RC dell'altro neurone formando tipicamente un anello.

Tre regole si cerca, se possibile, di rispettare e cioè:

  • Usare i componenti elettronici al minimo
  • Riciclare e Riusare parti rottamate
  • Usare, quando possibile, l'energia solare

Potremmo sicuramente definirlo un hobby "verde" :)

L'idea di base, oggetto di studio anche di diversi studenti universitari, e' sotto brevetto internazionale ed il suo inventore e' Mark W. Tilden di origine canadese, realizzatore anche di Robosapien, Roboraptor e molti altri robot che gli stanno succedendo.

Di seguito un estratto del pensiero di M. W. Tilden:

...La scienza dietro l'idea proviene dai concetti correnti dell'Intelligenza Artificiale (AI), vita artificiale (ALife), biologia evoluzionaria ed algoritmi genetici. Sembra che il costruire robot grandi e complessi non funzioni bene, così perchè non provare a farli evolvere da una abilità minima ad una abilità massima allo stesso modo in cui è successo con le creature biologiche? Il problema è che un tale concetto richiede robot autoriproducenti che non sarà possibile costruire negli anni a venire (o forse mai). Una soluzione tuttavia è vedere l'essere umano come tramite del robot per fare un'altro robot, avendo un luogo di incontro annuale dove gli sperimentatori possano far interagire le proprie creature nelle situazioni reali e quindi osservare come accade l'evoluzione della macchina. In altre parole, robogenetica attraverso la robobiologia.

-Mark W. Tilden


Per cercare più informazioni in rete, usate le keyword BEAM ROBOT.
Un buon indirizzo di partenza e':
   http://people.ne.mediaone.net/bushbo/beam/FAQ.html

puntando poi sul sito della Solarbotics.






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